Benvenuto Alex, i nostri complimenti per il nuovo album! Credi che “Sinners International” presenti alcune differenze con le vostre releases passate? Sono trascorsi quasi sei anni dal vostro ultimo lavoro in studio…
“Direi proprio di sì! Questa volta abbiamo avuto il controllo assoluto sul materiale e abbiamo avuto la possibilità di comporre i pezzi esattamente come li avevamo in mente, senza alcuna forzatura esterna. Abbiamo cercato una nuova etichetta solo dopo la stesura del materiale proprio per evitare qualunque tipo di pressione. La nostra precedente label, la Warner, essendo una major ci imponeva delle tempistiche eccessivamente strette, creando un effetto negativo sul risultato finale…”
Infatti apprendo dalle note di accompagnamento che questa volta avete mixato e prodotto l’album per conto vostro…
“Proprio così ed è stata una grossa soddisfazione perché avevamo intenzione di farlo da molto tempo. Avendo un controllo totale sul materiale abbiamo potuto sperimentare nella massima libertà senza nessuno che ci dicesse quello che dovevamo fare. Ci abbiamo messo un po’ ma possiamo essere orgogliosi di “Sinners International”, perché è un lavoro costruito passo dopo passo e privo di ogni possibile sofisticazione.”
E alla fine avete firmato per la Trisol. Come vi trovate con la piccola etichetta tedesca?
“Ci sono indubbiamente dei vantaggi a fare parte di una indie. O meglio…quando abbiamo terminato i lavori per il nuovo album e ci siamo messi in cerca di un’etichetta, non avevamo un’idea chiara, non ci importava firmare per una major o una indie, ma alla fine abbiamo scelto Trisol proprio perché ci ha garantito la massima libertà di movimento. Poi si è creato un buon rapporto e questo aiuta certamente a lavorare meglio. Se sei sotto una major hai senza dubbio una visibilità maggiore, ma puoi stare certo che la tua reale vena artistica, a meno che tu non sia un best-seller, verrà irrimediabilmente compromessa.”
Veniamo al nuovo disco. “Sinners International” è indubbiamente un titolo molto forte. Leggo che è stato ispirato da una associazione religiosa chiamata “Family International”, è così?
“Altro che associazione religiosa, quella era una banda di pazzi! Lascia che ti racconti…sarà stato il 1999 o il 2000, io avevo una casa a Hollywood e di fronte a noi c’era la sede di questa famigerata associazione. Era una sorta di gruppo formato da quei predicatori televisivi che mettono in vendita la salvezza dell’anima…un branco di bigotti fanatici e pericolosi! Fanatici, davvero…un giorno organizzai un barbecue e vedendo della gente che ai loro occhi sembrava strana, chiamarono la polizia! Ho un rapporto turbolento con la religione, credo molto nel detto che sia l’ “oppio dei popoli”. Io credo nella spiritualità dell’uomo, ma libera, esercitata secondo le proprie esigenze e senza dei riti imposti.”
Il che ci porta ad analizzare le liriche dell’album…sembra che tutto si muova lungo il binomio amore/sofferenza, in particolare in un brano dal taglio molto sperimentale e pieno di dolore e malinconia come “Ammonite”. Confermi?
“Nei nostri testi c’è sempre rabbia e frustrazione, sono le tematiche che ricorrono di volta in volta. La malinconia poi, fa parte di noi. Mettiamo in musica delle sensazioni negative ispirate da qualunque cosa, in particolare dalle esperienze personali.”
Ma al di là di questo l’album possiede un forte appeal melodico e i brani sono indubbiamente gradevoli. Sembra che i refrain siano studiati nei minimi particolari, è così?
“Ti ringrazio, è quello che volevamo. Che dire…penso che ci possiamo ricollegare al discorso che abbiamo fatto prima. Senza pressioni abbiamo avuto la possibilità di lavorare su ogni singolo brano e di farlo suonare a nostro piacimento. Posso dire che in questo senso “Sinners International” sia un grande lavoro.”
Come dicevamo, sono trascorsi sei anni prima che gli Zeromancer tornassero in scena. Oltre alla reunion dei tuoi Siegmen, quali altri ragioni hanno comportato un simile ritardo?
“Hai ragione, buona parte del materiale era già pronto nel 2007, ma oltre alla reunion dei Siegmen, un progetto che tra l’altro si occupa di cose completamente diverse (si tratta infatti di una band di rock alternativo, n.d.a.) ci sono state varie ragioni. Devo tornare indietro al 2003, quando, terminato il tour di supporto a “ZZYXZ” eravamo tutti molto stanchi e privi di stimoli. Fummo tutti d’accordo nel voler mettere gli Zeromancer a riposo per un po’, non volevamo correre il rischio di comporre del materiale scadente. Ripresi così il progetto Siegmen, con i quali ho fatto un lungo tour tra Norvegia, Inghilterra e Stati Uniti, poi raccolto in un DVD. Nel frattempo abbiamo ricevuto molte domande e richieste dai fan che si chiedevano che fine avessero fatto gli Zeromancer…Era passato qualche anno, le idee si erano schiarite e i tempi erano maturi per tornare. Ci siamo dunque messi al lavoro sul nuovo materiale, il tempo di trovare un adeguato contratto discografico ed eccoci di nuovo in scena.”
“I’m Your To Lose” e “Doppelganger I Love You” uscirono però come singoli già nel 2007…
“Non si trattava di veri e propri singoli. Erano i primi due brani di “Sinners International” sui quali avevamo lavorato e che completammo con un certo anticipo. Quell’EP fu interamente prodotto e distribuito da noi in un’edizione speciale per i DJ.”
Il vostro monicker ha una genesi abbastanza curiosa. Deriva infatti dalla combinazione dei titoli di due novelle, “Less Than Zero” di Bret Easton Ellis e “Neuromancer” di William Gibson. A questo punto è naturale chiedervi quanto questi autori, in particolare i loro filoni thriller e cyberpunk, possano aver influito sulla vostra musica e sulle liriche…
“Ben poco! Mi dispiace deluderti ma nessuno di noi è un insaziabile lettore né trae delle particolari ispirazioni da questi autori, se non a livello di immagine. Potrei dirti che la scelta del monicker è stata piuttosto una questione di stile…Quando ci siamo ritrovati a decidere il nome della band, la composizione tra i titoli dei due racconti si è rivelata la scelta più “cool” in assoluto, niente di più.”
Sono rimasto poi personalmente colpito da un brano particolare come “Ammonite”, che presenta una parte in lingua norvegese. Vuoi descrivercelo un po’?
“Il brano “Ammonite” è forse il più sperimentale del disco, quello in cui abbiamo provato dei suoni assolutamente nuovi. La parte in lingua norvegese non fa altro che tradurre le tematiche della canzone, ossia, partendo da un’esperienza molto intima e personale, il rapporto con un ipotetico Dio. Puoi vedere il tutto come un omaggio alla terra dove siamo cresciuti e che ci ha formato come musicisti.”
Tra poco partirete per un lungo tour, ma sembra che l’Italia sia rimasta esclusa purtroppo…
“Al momento sì e me ne dispiace, avremmo tutti voluto tornare in Italia e sentire il vostro calore che è davvero unico. Spero in una data recuperata all’ultimo dalla nostra agenzia di booking, credimi, ne saremmo più che felici!”
Per noi è tutto, Alex. Vuoi dire qualcosa ai vostri fan?
“Certo! Innanzitutto grazie per averci aspettato, siamo rimasti fermi per un periodo piuttosto lungo ma siamo sicuri che “Sinners International” ripagherà questa attesa. Grazie ancora a tutti, ci vediamo in tour!”