Sold Out per la data pavese del tour di Alestorm/Skalmod; il Dagda stracolmo è stato un ottimo segnale per la scena metal e conferma come la svolta demenziale intrapresa da Christopher Bowes e dalla sua ciurma di pirati (o ex pirati) risulti quanto mai gradita.
SAILING TO NOWHERE
Apertura per i romani Sailing To Nowhere che, nonostante siano il gruppo di supporto, hanno un discreto periodo di tempo per mostrare il meglio della loro produzione (al momento due album) e lo sfruttano alla perfezione con pezzi di forte impatto come la dirompente “Fight For Your Dreams” o con la trascinante “ A New Life” (ottima la linea di basso). La band, guidata dai vocalist Marco Palazzi (ex Kaledon) e Sara Tiezzi, a parte qualche guaio con i microfoni, dimostra di saper ben occupare il palco e non mancano momenti in cui viene coinvolto il pubblico con cori ai brani proposti. Viene anche annunciato ed eseguito il lento “Apocalypse”, che, come ricorda Marco, in studio ha visto la collaborazione con Fabio Lione (Angra, ex Rhapsody, ecc.). Finale scoppiettante con l’omonima “Sailing To Nowhere” che lascia un buon ricordo agli astanti già decisamente numerosi nonostante la serata sia ancora giovane.
SKALMOLD
Gli islandesi salgono sul palco con la loro formazione live che vede i veterani (da notare che fin dagli esordi la formazione del gruppo non è mai cambiata) Björgvin Sigurðsson (chitarra e voce growl), Snæbjörn Ragnarsson (basso e voce), Jón Geir Jóhannsson (batteria e voce) e Baldur Ragnarsson (chitarra e voce) accompagnati dai musicisti Helga Ragnarsdóttir (tastiera e voce; sorella di Baldur e Snæbjörn) e Einar Þór Jóhannsson (chitarra e voce) che sostituiscono rispettivamente Gunnar Ben e Þráinn Árni Baldvinsson. Il loro show miscela saggiamente i brani dei cinque album fino ad ora realizzati; solo due pezzi vengono proposti dal recente “Sorgir”, ossia la melodica “Sverðið” e la cadenzata e drammatica “Móri” (nel finale spazio solo ai vocalizzi di Helga. La particolarità di un live degli Skalmold è l’armonia fortemente ritmica e quasi ipnotica che arriva grazie ad un sound compatto e dal fatto che le voci pulite sono frutto di un coro costante di tutti i musicisti al microfono eccetto Björgvin, che al contrario si occupa solo del growl. Lo show dei nostri cattura e merita un ascolto attento che ci trasporta immediatamente nelle lande glaciali da cui arrivano questi eccellenti compositori; il loro approccio al live è serio e quasi timido, ossia esattamente il contrario rispetto alla divertente irriverenza dei successivi Alestorm. Basti pensare che, preso da un raptus di energia, Baldur si lancia in alcuni urli (ben accolti dal pubblico) ed il buon Björgvin si scusa per l’intervento un po’ selvaggio. Lo show, che prevede l’esecuzione di pezzi eccelsi come “Muspell” (veloce e trascinante) o “Narfi” (melocia oltremodo e ammagliante) giunge alla conclusione convincendo tutti.
ALESTORM
Fin dalle prime battute del concerto (nel frattempo il Dagda si è riempito completamente) è evidente che il tastierista/cantante Christopher Bowes punta molto sull’intrattenimento puro e la formula risulta quanto mai gradita; i musicisti hano abbandonato gli abiti pirateschi e si propongono con abiti quasi da band rapper. Del resto, come si evince da una recente intervista di Bowes, è chiaro l’intento degli Alestorm di rompere tutti confini e proporre uno spettacolo quasi senza limiti se non quello di divertire al massimo il pubblico. Di conseguenza non mancano momenti estremi con voci growl, intro discodance o addirittura il rap con la cover di “Hangover” di Taio Cruz cantata insieme ad un gigante australiano che prima di dilettarsi al microfono si ingurgita senza batter ciglio due lattine intere di birra. Dal vivo vengono accontentati tutti i fan; da un lato si ammicca a chi aprrezza i pezzi più power e arrembanti come “Over The Seas”, l’epica “1741 (The Battle of Cartagena)” o ancora “Wolves Of The Sea” e la folkeggiante “Keelhauled”. D’altro canto chi ama il lato demenziale e divertente del gruppo viene abbondantemente deliziato con pezzi come l’assurdo “Mexico”, “Drink” (semplicemente eccezionale il ritornello) o “Alestorm”. Se in studio questi pezzi possono far sorgere qualche dubbio dal vivo sono semplicemente perfetti a far scatenare ulteriormente il pubblico già conquistato fin dalle prime battute. Bowes non manca poi, come si scriveva poco fa, di proporre vari momenti di puro cabaret irriverente come nel caso del saluto finale al pubblico con le dita medie alzate e l’annuncio di “Fucked With An Anchor” dedicata ironicamente a tutti i presenti. La serata si chiude nel migliore dei modi dopo la performance di un’ottima band italiana, la serietà ipnotica degli Skolmod ed il pazzoide ma professionale carrozzone degli Alestorm. Si spera che concerti sold out come questo si ripetano sempre più spesso.