Il primo febbraio sul palco all’Alcatraz di Milano è andato in scena uno dei concerti più attesi di questo inizio 2023, soprattutto per gli appassionati di power e pirate metal. Con gli Alestorm, headliner della serata, si sono esibiti i Gloryhammer, mentre ad aprire le danze c’erano i Rumahoy, ma soprattutto i “nostri” Wind Rose.
RUMAHOY
Diciamolo subito, la band americana è da prendere per quello che è, ottimo intrattenimento, canzonette orecchiabili, che in alcuni casi strizzano l’occhio alla “Dance”, tanto che personalmente li avrei visti molto più adatti ad aprire per una band come i Best in Black. Il pubblico sembra divertirsi ed è giusto così, in fin dei conti tutta la serata viaggerà sui altri livelli di “tamarraggine”.
Ok che l’Alcatraz è anche una discoteca, ma non esageriamo, e fortunatamente la setlist della band incappucciata dura poco più di mezz’ora. La sensazione è che al Pirate Metal dei Rumahoy manchi ancora qualcosa.
WIND ROSE
E’ arrivato il turno della band toscana, che sta suscitando sempre più interesse fra i fans tanto che, rispetto all’ultima volta all’Alcatraz, esattamente tre anni fa, (in quella occasione di supporto ai Gloryhammer), la band gode di una buona fetta di pubblico tutta per loro. Nulla da dire, nei 45 minuti a loro disposizione i Wind Rose con i loro costumi sanno tenere il palco, il pubblico li segue e sembra conoscere tutte le loro canzoni.
Promossi.
Setlist:
Army of Stone
Drunken Dwarves
Fellows of the Hammer
Mine Mine Mine!
Together We Rise
Diggy Diggy Hole (The Yogscast cover)
GLORYHAMMER
Ed ecco il momento (per chi scrive) più atteso della serata, in un Alcatraz ormai strapieno, salgono sul palco B i Gloryhammer, che precedono i loro fratelli Alestorm.
La band, con alle spalle tre album di ottima fattura, torna in Italia a distanza di tre anni, e in questo lungo periodo sono successe tante cose. Tanto per cominciare c’è un nuovo album, che pur essendo un lavoro interessante, non riesce a tenere il passo dei primi due, e ok, ci può stare un mezzo passo falso; nonostante tutto i cinque terribili ragazzi scozzesi (che ora sono quattro) stavano avendo una ascesa impressionante, poi quando meno te lo aspetti, con un laconico e freddo comunicato stampa, i Gloryhammer hanno annunciato un cambio nella lineup con la sostituzione di Thomas Winkler con Sozos Michael, vocalist di origine cipriota. Inutile dire che Thomas Winkler era probabilmente l’arma letale in più in mano alla band, non solo per le indubbie qualità canore, ma soprattutto per il carisma e per la simpatia che riusciva a trasmettere sul palco. Possiamo però dire, che il nuovo “Angus McFife” non fa rimpiangere Thomas Winkler, tecnicamente bravo, senza sbavature e soprattutto canta pezzi che non sono i suoi, (sarà interessante vederlo all’opera nel prossimo album), purtroppo ciò che manca è il carisma.
I Gloryhammer offrono comunque una prova superba, dando vita a un coinvolgente show, meno teatrale/comico rispetto al passato e più incentrato sulle canzoni, e andando a pescare il meglio dai tre album, considerando che il tempo a loro disposizione era di un’ora scarsa.
For the Eternal Glory of Dundee
Setlist:
The Siege of Dunkeld (In Hoots We Trust)
Gloryhammer
The Land of Unicorns
Fly Away
The Hollywood Hootsman
Legend of the Astral Hammer
Keeper Of The Celestial Flame of Abernethy
Masters of the Galaxy
Hootsforce
Angus McFife
Universe on Fire
The Unicorn Invasion of Dundee
ALESTORM
Sulle note di “Delilah” sale sul palco Tom Jones, o meglio sale sul palco la sua sagoma! E si prosegue alla grande quando dagli altoparlanti si susseguono nell’ordine “Radio Gaga”, “We Will Rock You”, durante la quale è impossibile non battere mani e piede e “We Are the Champions”, che il pubblico delle prime file canta a squarcia gola. Quando parte anche “Bohemian Rhapsody”, è quasi un reato doverla interrompere dopo pochi minuti, ma in fondo siamo qui per gli Alestorm!
L’immancabile paperella (si fa per dire viste le dimensioni) gialla fa capolino fra la batteria di Pete Alcorn e la tastiera di Elliot Vernon. La band è devastante dal primo all’ultimo brano di una scaletta che comprende ben 19 pezzi. Christopher Bowes è un animale da palcoscenico oltre che un incredibile musicista, mentre Máté Bodor da spettacolo con la sua chitarra verde. Nella lunga setlist troviamo grandi classici come “The Sunk’n Norwegian”, “Mexico”, passando per “Tortuga”, durante la quale sale sul palco Captain Yarrface voce dei Rumahoy per duettare con Bowes. Quando arriva il momento di “Nancy The Tavern Wench”, viene voglia di manovrare il timone di una nave (da evitare dunque l’ascolto di questa canzone in auto). Nell’encore troviamo “Drink”, “Zombies Ate My Pirate Ship”, durante la quale sale nuovamente sul palco Captain Yarrface, e si va a chiudere con “Fucked With an Anchor”.
Setlist:
Keelhauled
Pirate Metal Drinking Crew
Under Blackened Banners
The Sunk’n Norwegian
Alestorm
Cannonball
Hangover (Taio Cruz cover)
Magellan’s Expedition
Mexico
Tortuga
Nancy the Tavern Wench
Rumpelkombo
Shipwrecked
P.A.R.T.Y.
Death Throes of the Terrorsquid
Shit Boat (No Fans)
Encore:
Drink
Zombies Ate My Pirate Ship
Fucked With an Anchor