Recensione: Boneshaker

L’Aussie rock’n’roll, si sa, ha delle regole ben precise e codificate, e chi vi aderisce ben poco si discosta da esse. Nel caso del quinto album in studio per la band dei fratelli O’Keefee, la tradizione è pienamente rispettata, e si potrebbe riassumere in riff classici e trascinati, 4/4 picchiati a dovere e pentatoniche a tutto spiano, cosa ben evidente dalla title track d’apertura o nei cori di “Burnout The Nitro”. “Sex To Go”, è uno shuffle con una linea vocale quasi recitata che suona  più Bon Scott che mai, e pezzi come “Backseat Boogie” e “Blood In The Water” sono fatti apposta per far scuotere la testa. Se il riff iniziale di “She Gives Me in Hell” può ricordare qualcosa degli ZZ Top, La successiva “Switchblade” è la classica rasoiata tipica degli australiani. Vagamente più articolata, “Weapon Of War” supera i quattro minuti di durata, che per i nostri è un po’ come eseguire una suite degli Yes. La conclusiva “Rock ‘N’ Roll For Life” fa il verso a una certa “Let There Be Rock” della quale non c’è bisogno di citare gli autori…

Ottimamente prodotto da Dave Cobb per una mezz’ora circa di musica, il lavoro degli Airbourne non si discosta in alcun modo dalla lezione di maestri quali AC/DC e Rose Tattoo. Chi cerca in questi brani originalità e rinnovamento si rivolga pure da un’altra parte: la grande sfida, in questi casi, è riuscire ad essere freschi e godibili pur stando rigidamente entro solchi già ampiamente tracciati nel passato, e da questo punto di vista, la missione è decisamente riuscita.

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