Dagli Aborted sappiamo esattamente cosa aspettarci, ma forse ci piacciono proprio per questo. Preceduto dall’EP celebrativo “Termination Redux”, il loro nono disco “Retrogore” è il consueto concentrato di brutalità sonora incentrata su tematiche horror-gore. La proposta del quintetto belga è ancora una volta fedele al verbo della più ortodossa tradizione del genere trattato e si sviluppa in 45 minuti di studiata cattiveria.

A partire dall’intro “Dellamorte Dellamore”, gradito omaggio al cinema (e alla migliore letteratura) horrorifica del nostro paese, la violenza esecutiva pervade senza sosta tutto l’album. Che si tratti della poderosa title track, delle mitraglianti “Cadaverous Collection” e “Whoremageddon”, della già ascoltata “Termination Redux” o della maligna “Divine Impediment”, le bordate ad alta velocità e il secco vocione del leader e cantante Sven de Caluwé dominano incontrastati. La band non ha la minima intenzione di lasciare un po’ di riposo alle nostre martoriate orecchie e non sa neanche cosa siano la melodia e gli stacchi d’atmosfera, perciò tra un’intro di film e l’altra a introdurre le varie canzoni ci guida dritti alle conclusive “From Beyond (The Grave)” e “In Avernus” senza il più piccolo assaggio di pace.

Gli Aborted confermano la loro meritata fama di coerenti e ormai navigati picchiatori, capaci di assemblare di volta in volta una materia sonora di certo non innovativa, ma sempre in grado di non stancare e all’altezza della situazione. Inossidabili alfieri del metallo più brutale e oltranzista, i cinque belgi scrivono con questo nuovo “Retrogore” un bel saggio su come si possa ancora produrre death come si deve.

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