Con immutata professionalità, torna sul mercato Andrea Cantarelli (storico chitarrista dei Labyrinth) con la pubblicazione del secondo album della sua nuova avventura musicale a nome A Perfect Day. “The Deafening Silence” è un lavoro molto convincente, eseguito da una line up rinnovata e già molto coesa.
Ciao ragazzi, innanzitutto complimenti per il nuovo “The Deafening Silence” che segna a mio parere un netto salto in avanti rispetto al pur buono debut; ci volete raccontare la genesi del nuovo arrivato?
Andrea Cantarelli: Ciao a tutti voi! Innanzitutto grazie per lo spazio che anche questa volta ci avete voluto concedere. Come per il primo album, ho inizialmente scritto la musica delle canzoni poi finite su questo nuovo album (oltre ovviamente ad altre che non hanno passato l’esame finale!), ad eccezione di “Angel”, brano interamente composto dal nostro nuovo cantante e chitarrista, Marco Baruffetti. Abbiamo poi lavorato congiuntamente alle idee arrangiando le canzoni e portandole a maturazione. Marco si è occupato interamente delle melodie ed io infine ho scritto i testi. Il lavoro è stato lungo e complesso, ma sono contento che il primo obiettivo, e cioè quello di far crescere la band, sia stato raggiunto. Credo che oggi A Perfect Day sia una band più omogena e compatta rispetto al passato, grazie soprattutto all’entrata in formazione di Marco e Gigi Andreone che reciprocamente hanno da subito capito quali fossero le intenzioni musicali del gruppo e lavorato conseguentemente in questa direzione, naturalmente.
L’album ha una produzione notevole, come si sono svolti i lavori di rifinitura?
Come abbiamo voluto sottolineare nei comunicati stampa, Giovanni Nebbia degli Ithil World Studio è il 5° elemento della band. Messe le tracce sul banco, il lavoro di produzione artistica, condotto appunto in simbiosi con Giovanni, ha portato al risultato che potete ascoltare. I budget a disposizione, ahimè, non sono più quelli di una volta, per cui lavorare in maniera maniacale su ogni singolo aspetto è il segreto per raggiungere gli obiettivi che di volta in volta ci poniamo. I dettagli, spesso, fanno la differenza. Il passaggio che porta da tracce singole a canzone è particolarmente complesso e deve essere condotto in funzione della song, e non dei gusti dei singoli elementi, o cercando di replicare le sonorità di altre band. Se da una parte vedo ancora dei grandi margini di miglioramento, mi ritengo assolutamente soddisfatto del risultato finale. Ovviamente non mancheranno commenti del tipo “Il Black Album suona meglio” (ma va?!?). Fa parte del gioco.
Quali sono i pezzi più rappresentativi dell’album? Personalmente mi hanno colpito “Mission Annihilation” e “Before Your Eyes”…
Come potrai immaginare è sempre difficile per noi scegliere quali possano essere i brani più significativi. Sono tutti “figli” nostri. Per altro non amo i filler, e nessun brano è stato scritto con meno intensità ed attenzione. A Perfect Day mi permette di spaziare in sonorità molto differenti, senza nessun limite. Credo che la varietà sonora presente nei nostri album sia uno dei principali punti di forza della band riuscendo al contempo a dare omogenità all’album senza cadere nell’effetto “compilation”. Personalmente sono molto legato a “My Lonely Island”, “The Deafening Silence”, “Before Your Eyes”, “In The Name Of God” anche per le liriche, ma non vedo l’ora di ricevere i primi ritorni per capire se e con quali brani abbiamo incontrato il gusto del nostro pubblico.
Abbiamo notato come la Scarlet abbia messo in piedi un corposo battage pubblicitario per la promozione di questa uscita; come siete arrivati al deal?
Cerchiamo sempre di scegliere la miglior dimora possibile. Probabilmente ve ne sarete accorti anche voi di Metallus, ma la discografia è ormai pressochè morta (mi scuso per la facile ironia…). I budget sono ridottissimi, le possibilità per le etichette e le band di lavorare a regola d’arte, un’utopia. E allora il segreto è scegliere tra coloro che credono nel progetto, che con qualche sacrificio in più decidono di investire in un gruppo come il nostro, con la quasi totale certezza di non aver ritorni in grado di dare soddisfazioni particolari. Nel nostro ambiente ci sono ancora persone ostinate che credono che qualcosa di buono si possa ancora fare. E su quelle persone ricade la nostra scelta. La speranza, ovviamente, è quella di poter crescere sempre di più, arrivando a solleticare l’attenzione di qualche major. Se succederà sarà anche merito di chi come Scarlet ha deciso di puntare sul progetto.
Abbiamo sottolineato la bontà della nuova formazione senza nulla togliere alla preparazione artistica di Roberto Tiranti ovviamente; pensate di rendere ancor più coeso il vostro percorso musicale suonando un po’ in giro?
Mettere in discussione Roberto come cantante e più in generale artisticamente parlando, è semplicemente sbagliato. I gusti sono gusti, ma questa è un’altra storia. Come dicevo prima, l’entrata in formazione di Marco ha regalato al gruppo compattezza e melodie di prim’ordine, in grado di portare le canzoni ad un livello superiore. Per quanto riguarda l’attività live abbiamo già fissato 3 date: 25 marzo, Gasoline di Brescia (release party), 10 Giugno Rock In Park al Legend di Milano e 18 Giugno allo Straevil fest di Mantova. Stiamo chiudendo altre date, anche molto importanti. Per tutti gli aggiornamenti in tal senso e non solo, vi rimando alla nostra pagina Facebook: www.facebook.com/APDBAnd.
Sei è il mastermind dietro a questo progetto; visto il genere proposto non sei più interessato alle sonorità power con le quali hai sempre frequentato il mercato discografico oppure ciò che suoni oggi è sempre stato nelle tue corde (peraltro percepibile dai tuoi assolo)?
Credo che in una band ci sia bisogno di una sola testa pensante. Se da una parte la collaborazione tra i musicisti che mi accompagnano in questa avventura è di fondamentale importanza, lo è altrettanto avere qualcuno che tiri le cosidette fila. E’ un ruolo di responsabilità molto complesso e faticoso, ma sono contento di ricoprire questo ruolo, a maggior ragione grazie alla fiducia nei miei confronti da parte di Alessandro, Marco e Gigi che so essere totale. Si cresce, si invecchia e necessariamente i gusti musicali cambiano. Non rinnego nulla del mio passato musicale, anzi, sono ancora molto legato a quelle sonorità. Non ho mai nascosto però la mia predilezione per gruppi come Fates Warning e Queensryche. Artisti come Damien Rice o band come In Flames o Alter Bridge. Chitarristi come David Gilmour e Criss Oliva hanno segnato fortemente il mio background. In A Perfect Day parto da qui, e credo si senta. Per altro, come dici tu, questi elementi erano presenti anche nei miei lavori con i Labyrinth.
Il video di “In The Name Of God” è decisamente professionale; chi l’ha curato e dove è stato girato?
Girare un video è sempre un rischio. Riuscire a confenzionare un prodotto credibile, avendo come dicevo prima a disposizione budget davvero risibili, è sempre molto rischioso. Ho la fortuna di collaborare da anni con Emmanuel Mathez. Fotografo e videomaker professionista, con alle spalle una carriera davvero entusiasmante. Abbiamo fatto tutto con uno smartphone, perchè volevamo usare un linguaggio adatto ai nostri tempi, girando gli interni presso i Bee-X Studios (gli studi di Alessandro Bissa) e in esterna a Campocecina, una località in Toscana a noi molto cara.
Qualche curiosità da aggiungere per i lettori di Metallus.it?
Curiosità non direi. Ne avremo di sicuro dopo che affronteremo qualche data live. E’ in quel contesto che nascono gli aneddoti più interessanti. Se posso aggiungere qualcosa, spero che chi si avvicinerà al nostro nuovo album trovi il tempo di ascoltare, senza limitarsi a sentire. Mi attendo tanti ritorni, positivi e meno positivi, perchè è grazie a questo che un gruppo può crescere. Sono certo che l’album vi divertirà. In fondo la musica è questo. Lascio agli altri polemiche sterili, invidie. Noi ci preoccupiamo esclusivamente di stare bene insieme, sperando che la nostra gioia arrivi a più persone possibili.
Vi aspettiamo davanti al palco!