I 3 Doors Down sono tornati. Tra cambi di line up ed attese, il nuovo album “Us And The Night” è finalmente disponibile. Un album che ridà slancio alla band e che li mostra in ottima forma. Abbiamo parlato con il chitarrista (e storico componente insieme al cantante Brad Arnold) che ci ha raccontanto cosa è successo nella vita della band in questi anni di attesa.
Ciao Chris, raccontaci qualcosa del periodo tra “Us And The Night” e “Time of My Life”. Cosa è successo tra questi due album?
Come immagino saprete abbiamo perso due membri importanti della band durante questo periodo di tempo. Ma certamente non siamo rimasti con le mani in mano visto che siamo stati quasi sempre impegnati nei con dei tour. Siamo stati in sud America, ci siamo divertiti parecchio. In poche parole non ci siamo mai fermati.
Come hai accennato “Us And The Night” è il primo disco con Chet Roberts alla chitarra e Justin Biltonen al basso, com’è stato lavorare con loro al nuovo materiale?
È stato veramente interessante lavorare con loro, è stato davvero molto piacevole. Come detto prima sono loro ad aver preso il posto dei nostril vecchi compagni di avventura, ed il loro arrivo ci ha permesso di portare all’interno dei 3 Doors Down nuove idee e nuova linfa vitale. Sono davvero dei bravi ragazzi e degli ottimi musicisti. Sono stati e sono tutt’oggi una ventata d’aria fresca per tutti noi.
Com’è si è sviluppato il processo compositivo di “Us And The Night?” La composizione delle nuove canzoni è partita da un riff, da un ritornello o da una melodia?
Allora, per quanto riguarda il processo di scrittura dell’album non c’è stata una modalità precisa, perchè abbiamo scelto di trovare e provare degli approcci diversi e vedere quello che succedeva di volta in volta. È stato un avvicinarsi alle nuove composizioni decisamente diverso dal nostro solito modo di fare, ma non per questo è stato meno fruttuoso o divertente, anche perchè in questo caso ci siamo davvero divertiti parecchio nel comporre le nuove canzoni. Visti i risultati siamo davvero entusiasti, siamo impazienti di scoprire cosa ci riserverà il futuro.
Ogni Vostro album è sempre stato leggermente diverso da quello precedente. Secondo te cosa si aspettano i fan da questo album?
Sai, siamo cambiati sempre un pochino tra un album e l’altro come hai osservato tu. Credo che il nostro ultimo album sia il giusto mix, per così dire, tra il nostro primissimo album e “Time Of My Life”. È una combinazione di quanto abbiamo fatto in passato, ovviamente aggiornato al 2016. E credo che il risultato sia davvero buono.
E com’è stato lavorare con Matt Wallace (il produttore dell’album già noto per aver lavorato con i Faith No More Nda.)?
Per prima cosa devo dire che Matt è davvero una gran persone prima che un eccellente produttore. È anche un musicista davvero dotato e pieno di talento. Ci ha dato buone idee durante il periodo delle registrazioni, ed è stato importante lavorare con lui. Ci ha dato una prospettiva diversa e ci ha permesso di vedere le cose da angolazioni diverse. È stato importante collaborare con lui per “Us And The Night”.
Parliamo del singolo “In The Dark”: raccontaci i suoi segreti
Personalmente penso che sia la migliore canzone dell’album. Ha un bel gioco di chitarre ed è nata molto presto nel processo di composizione dell’album. Sin dalla pre-produzione dell’album eravamo convinti che questa canzone sarebbe stata il primo singolo. Non ci siamo sbagliati.
Le canzoni sono leggermente più corte del solito, è stata una vostra scelta a tavolino oppure è stato il frutto di un approccio diverso alla composizione?
Guarda, non è stato voluto. Di certo non ci siamo messi seduti attorno ad un tavolo per decidere di fare canzoni più corte. Abbiamo solo cercato di fare delle belle canzoni indipendentemente dalla loro lunghezza.
Sempre per quanto riguarda il nuovo album una canzone che ho particolarmente apprezzato è “Believe It”, ci puoi raccontare qualcosa a riguardo?
“Believe It” è in un certo qual senso la canzone dei sogni, la canzone dei sogni che devi inseguire e per I quali devi lottare. E’ stata inoltre la prima canzone che abbiamo scritto con Justin (bassista nda.) ed è stato veramente bello lavorarci.
“I Don’t Wanna Know” invece ha un assolo piuttosto “hard” nonostante parta come canzone acustica. Dicci qualcosa di più a riguardo.
Intanto è la prima canzone scritta per l’album. È la canzone che permesso a tutta la band di raccogliersi all’interno di una stanza e lavorare insieme attorno ad una canzone. Sai, è nata da testo e dal concetto che “se non mi ami più, non dirmelo, non lo voglio sapere”. Questa è l’idea di base della canzone.
Parliamo dei vostri fan. Sappiamo che avete una fortissima e solida base di fan americani, costruita negli anni tra dischi e tour, ma qual’è il Vostro rapporto con i fan europei ed italiani?
Siamo in tour per buona parte dell’anno in America, incontriamo sempre tantissime persone ai nostri concerti. E’ un’attività che da anni ormai portiamo avanti ed abbiamo certamente ci ha permesso di costruire una grande base di fan. Ovviamente il nostro obbiettivo è quello di crescere ancora, anche dall’altra parte dell’oceano.
So che avete già in programma un tour ed alcune date nei festival. Quando sarà possibile sentirvi dal vivo anche in Italia?
Ancora non lo sappiamo, c’è sempre la speranza di affrontare un tour europeo, ma ancora non lo sappiamo davvero per certo. Ci stiamo lavorando, questo è sicuro. Ma per ora ci stiamo concentrando sulla serie di concerti negli States. Vedremo nel futuro.
Vuoi dire qualcosa ai fan italiani e ai nostri lettori?
Certamente! Intanto un grazie dal profondo del cuore a tutti i nostri fan italiani. Dal più profondo del cuore grazie! Un “ciao” ai lettori di metallus.it , e spero che in molti tra di loro diventi nostro fan dopo aver letto quest’intervista e dopo aver ovviamente ascoltato la nostra musica!