Un destino accomuna le grandi band dalla lunga carriera e dalla discografia infinita: la delusione del fan che non si capacità di come il tal brano, da lui adorato, sia puntualmente assente dalle scalette live, venga snobbato dalle raccolte e sottovalutato da tutti. Non di rado infatti ci si ritrova a confrontarsi con gli altri appassionati, chiedendo un conforto che invece si dissolve nello sguardo assente di chi mai aveva pensato di includere la tale canzone nella lista delle sue preferite. Una di quelle situazioni frustranti in cui ci si deve accontentare di riprendere l’antico adagio “de gustibus…”. E se sicuramente ogni song, anche la più orribile, rischia di trovare un grande estimatore, nascosto in qualche pertugio del globo terracqueo, noi di Metallus.it abbiamo deciso di testare i gusti più inconfessabili della redazione al cospetto di una band come gli Helloween, che tra fan e detrattori ha in ogni caso sempre conquistato l’attenzione di tutti i seguaci del metal. Prendendo a prestito il titolo di un vecchio box/raccolta, come “Treasure Chest”, possiamo ben dire che queste siano, almeno secondo noi, le dieci “gemme” che la band, ma non solo, ha dimenticato in fondo al cassetto. Un “best of the rest” del tutto alternativo che ci soddisferebbe non poco! Vi ricordiamo che gli Helloween suoneranno domenica 31 gennaio all’Alcatraz di Milano.
Guardians
“Walls Of Jericho”, Noise Records 1985
Proposto raramente dal vivo e abbastanza snobbato dai fans, con la sola eccezione di quelli della primissima ora, “Guardians” è invece una delle più efficaci fucilate speed metal del periodo in cui Hansen si occupava anche delle vocals. Band come Blind Guardian e simili hanno pescato a piene mani da questo approccio ricco di velocità, aggressività ritmica e melodia nei ritornelli. E gli stessi Gamma Ray del periodo d’oro non mancano di tributare il loro debito stilistico ad una song come “Guardians”. E forse proprio per questo gli Helloween post-Hansen non hanno mai voluto riprendere il brano in questione. Un peccato, visto che ancora oggi l’energia sprigionata è di tutto rispetto e l’abbinata riff chitarra/basso saltellante è di quelli che meritano il timbro di qualità e il marchio di fabbrica della ditta. La storia del metal tedesco passa anche da qui. (Riccardo Manazza)
Twilight Of The Gods
The Keeper Of The Seven Keys Part I, Noise Records 1987
Fra i vari tesori dimenticati risalenti ai due leggendari Keeper c’è senza dubbio “Twilight Of The Gods”, appartenente alla Part 1 dello storico dittico. La canzone, una delle tante opere della prolifica mente di Kai Hansen, è potente e velocissima, ma al tempo stesso ultra-melodica: manco a dirlo, l’ugola di Michael Kiske trova in un pezzo come questo campo aperto per esprimersi al meglio; le due asce del gruppo hanno inoltre l’opportunità di lanciarsi in spericolati assoli. Chissà se ai fan della band teutonica tornerà voglia di risentire questa ottima traccia anche dal vivo, chiedendo quindi ad Andi Deris di cimentarsi nella sfida canora con il suo ormai lontano predecessore (Matteo Roversi).
We Got The Right
“Keeper Of The Seven Keys Part II”, Noise 1988
Posta in chiusura di quello che una volta era il Side A di un album, “We Got The Right” è una delle gemme non adeguatamente riconosciute del catalogo Helloween contenuta in quel caposaldo del power teutonico che risponde al nome di “Keeper Of The Seven Keys Part II”Questa traccia serve da showcase per le potenzialità canore di Michael Kiske (autore della canzone), qui all’apice della sua espressività lirica in un susseguirsi di acuti e intonazioni pressoché ineguagliabili e ineguagliati. Il pezzo non è tipicamente Helloween per come avanza a strappi senza mai accelerare e anzi fa intravedere lo stile che la band percorrerà negli anni successivi alla dipartita di Kai Hansen che qui si divide la parte solistica all’unisono con Michael Weikath. (Alberto Capettini)
Kids Of The Century
“Pink Bubbles Go Ape”, EMI 1991
“Kids Of The Century” è il battesimo di Roland Grapow negli Helloween con il difficile compito di sostituire l’amato Hansen nel nuovo “Pink Bubbles Go Ape”. Il pezzo è trainato dal compianto Ingo Schwichtenberg che con le sue variazioni ritmiche snellisce un pezzo altrimenti un po’ piatto; decisamente catchy il ritornello decantato da Kiske, ormai autore di molti pezzi importanti della band e timone di una band che alleggerirà il proprio sound fino all’arrivo di Andi Deris e conseguente ritorno a sonorità più smaccatamente metal. (Alberto Capettini)
In The Middle Of A Heartbeat
“Master Of The Rings” Scarecrow Records 1994
Ballatone epico e intenso, “In The Middle Of A Heartbeat” è una delle tante gemme di “Master Of The Rings”, album della ripartenza con il “nuovo” Andi Deris. Il brano è impreziosito da un arrangiamento di chitarra acustica che da il meglio di se dopo la metà del brano, in un prezioso assolo. Svolge la perfetta funzione di contraltare a pezzi più violenti, come “Sole Survivor”. Si evidenzia la nuova vena, anche in fase di songwriting apportata da Deris che firma il brano con Weikath. (Tommaso Dainese)
Wake Up The Mountain
“The Time Of The Oath“, Castle 1996
Sarà per quel suo inizio un po’ in sordina che cresce rapidamente, oppure per quell’intermezzo quasi parlato a due terzi del brano, per una parte strumentale che potrebbe risultare troppo lunga, oppure per cosa? Non è facile capire perchè “Wake Up The Mountain” sia sempre stato snobbato dagli Helloween e, forse, anche dai loro fan. Peccato, perchè il pezzo non è assolutamente da trascurare, a cominciare da un testo tutt’altro che banale, che parla di libertà e dell’importanza di cambiare noi stessi a dispetto della superficialità del mondo esterno, per continuare con una serie di variazioni nella dinamica che formano un’altalena di emozioni. Aggiungeteci anche un ritornello corale di grande impatto, un finale troncato che lascia con il respiro mozzo e la grande coesione tra voce e strumenti, e il gioco è fatto (Anna Minguzzi).
A Handful Of Pain
“Better Than Raw”, Raw Power 1998
Personalmente ritengo “A Handful Of Pain” uno dei migliori pezzi in assoluto degli Helloween così come uno dei più atipici per le Zucche di Amburgo. Scritta da Uli Kusch e Andi Deris, questa canzone ha un riff iniziale contagioso per poi strutturarsi su strofe cadenzate e bridge+ritornello dagli arrangiamenti tastieristici moderni e un’esplosione corale epica che comunque non va a snaturare l’insieme. In generale comunque “Better Than Raw” è uno dei lavori più eterogenei dei tedeschi anche se non è particolarmente considerato dai fan del power più intransigente. (Alberto Capettini)
Mirror Mirror
“The Dark Ride“, Nuclear Blast 2000
L’album della discordia. “The Dark Ride“, mai titolo fu più appropriato per descriverne il contenuto. Un album permeato da un sound più cupo e più dark appunto, sia nei suoni che negli stessi brani, caratterizzati da un’inedita aggressività. “Mirror Mirror” ne è perfetto, esempio. Difficile parlare di power metal, piuttosto di un heavy metal quadrato da tradizione tedesca, ma decisamente più moderno per i canoni degli Helloween. L’andamento del ritornello tradisce le origini degli Helloween, in una sorta di filastrocca che potrebbe essere ancora perfetta dal vivo. Un album decisamente sottovalutato, bistrattato per una pesantezza eccessiva, nonostante poi la band si sarebbe riproposta con un sound addirittura più pesante (7 Sinners) ma forse più fruibile. (Tommaso Dainese)
Open Your Life
“Rabbit Don’t Come Easy“, Nuclear Blast 2003
Gli Helloween arrivano al decimo album dopo il criticato The Dark Ride. “Rabbit Don’t Come Easy” soffre di una gestazione un po’ travagliata. Grapow e Kusch sono ormai fuori dalla band e alla chitarra troviamo Sascha Gerstner, tuttoggi nella band, mentre alla batteria viene inizialmente coinvolto Mark Cross che però completerà solo due tracce. Sulle restanti troviamo niente meno che Mikkey Dee. “Open Your Life” è il secondo pezzo dell’album e nettamente uno dei più convincenti. Gli Helloween qui vanno sul sicuro, power metal veloce e potente con un mega ritornello sorretto da ritmiche velocissime. E tra l’altro uno dei brani scritti dalla strana coppia Deris / Gerstner, quest’ultimo già in perfetta sintonia con il sound della band. “Open Your Life” è una delle piccole gemme di un album forse un po’ transitorio ma che non lesina sorprese. (Tommaso Dainese)
Fallen To Pieces
“Gambling With The Devil”, Steamhammer 2007
Se c’è un disco recente degli Helloween che ci pare particolarmente sottovalutato, questo è sicuramente “Gambling With The Devil”. E tra le song che in qualche modo hanno cercato di uscire dal canone base dello stile formale della band “Fallen To Pieces” è di quelle più riuscite. Un sottofondo orchestrale/sinfonico accompagna infatti una melodia perfettamente portata da un Andi Deris a proprio agio con certe sonorità più dark, mentre il riff corposo e moderno ci porta fino ad un break centrale, in cui il brano si apre con una parte prevalentemente strumentale molto ben costruita, appoggiata sia su assoli che cori calibrati con gusto eccellente. Uno dei brani più avvincenti del disco e in generale dell’intera proposta targata Helloween negli ultimi anni, che purtroppo non pare essere stato apprezzato dalla massa dei fan, visto che la band lo ha accantonato molto velocemente senza più proporlo live nei tour successivi. (Riccardo Manazza)
Bonus Track:
Where The Rain Grows (Unarmed Version)
“Unarmed – Best of 25th Anniversary“, SPV/Steamhammer 2009
“Master Of The Rings” è già di suo un album generalmente snobbato dai fan, nonostante costituisca un ottimo disco: lo stesso destino è toccato di conseguenza a “Where The Rain Grows”, una delle sue tracce più rappresentative. Le zucche di Amburgo hanno quindi provato a far riscoprire ai propri adepti questo piccolo gioiello nella reissue, davvero spettacolare, realizzata per il best of “Unarmed”. La nuova versione trasforma un arrembante pezzo power in un emozionante brano acustico, interpretato con passione e delicatezza da un sorprendente Andi Deris. Un’altra canzone dimenticata degli Helloween avrebbe insomma tutte le carte in regola per essere riscoperta. (Matteo Roversi)
E l’immancabile playlist con i brani dello speciale, su Spotify: