Ogni volta che Arjen Lucassen tira fuori un nuovo capitolo della saga Ayreon, di cui lui è indiscusso leader, ideatore e fantasioso compositore, non mancano le certezze. Di sicuro avremo di fronte un’opera mastodontica in tutti i sensi, e “The Theory Of Everything” risponde in pieno a questo requisito: due CD per oltre un’ora e mezza di musica complessiva, a cui sono legati una carrellata di ospiti veramente da paura. Se per far drizzare le antenne non sono sufficienti i nomi, tra i cantanti ospiti, di Marco Hietala e Cristina Scabbia, lo saranno sicuramente quelli di Steve Hackett e John Wetton fra i numerosi musicisti che vi prendono parte. Il nuovo lavoro targato Ayreon si preannuncia da subito quindi come un prodotto di altissima qualità; suddiviso in due dischi, dove il primo è, ma forse e solo leggermente, superiore al secondo per quanto riguarda la qualità dei brani, la storia dietro a “The Theory Of Everything” è quella di uno scienziato tormentato, in bilico fra quella che potrebbe essere la scoperta definitiva (la soluzione della Teoria del Tutto, una teoria scientifica che esiste realmente) e i suoi problemi personali, nella fattispecie rappresentati dal suo rapporto con il figlio autistico. Il quadro familiare è completato dalla madre del ragazzo, interpretata in modo molto intenso dalla Scabbia. Un’ambientazione molto più realistica, quindi, rispetto a quella di altri lavori precedenti prodotti da Arjen Lucassen (anche se la suddivisione in 42 parti rimanda direttamente al 42 della “Guida galattica per autostoppisti”), ma comunque altrettanto affascinante. La storia procede a ritroso, quindi il primo brano è quasi la fine della storia e ci si sposta a ritroso nel tempo con una serie di flashback, avvicinandosi sempre di più alla situazione da cui il disco comincia. Concept a parte, “The Theory Of Everything” ci mostra ancora una volta un Lucassen al massimo della sua ispirazione, eclettico nel dare vita ogni volta a personaggi e situazioni differenti e altrettanto abile nel ruolo di regista. È difficile contestargli la scelta dell’assegnazione della parti dei cantanti, ed è ancora più difficile trovare delle lacune nelle parti strumentali, dove i temi ricorrenti si alternano a intersezioni fatte dagli strumenti più vari, dalle classiche tastiere agli strumenti ad arco, dal flauto di bambù al bouzouki. “The Theory Of Everithing” non è un lavoro da prendere sottogamba e, sia per la sua durata che per la sua complessità, ha bisogno di un certo numero di ascolti per essere compreso, ma una volta fatta questa operazione, rimarrà una delle pietre miliari del lavoro dell’instancabile Lucassen e del suo mondo fiabesco.
Voto recensore 8 |
Etichetta: Inside Out Anno: 2013 Tracklist: CD1 CD2 Sito Web: http://www.arjenlucassen.com/content/arjens-projects/ayreon/ |
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