Nel corso degli anni i Six Feet Under sono diventati sempre più il progetto di un uomo solo al comando. Il personaggio in questione è ovviamente Chris Barnes, arrivato alla ribalta per aver regalato la voce ai primi e imprescindibili lavori dei Cannibal Corpse, e poi tornato a nuova vita attraverso questa sua creatura, altrettanto mostruosa, ma dalle sonorità più groovy e lineari.
Non tutte le uscite della band sono esattamente dei capolavori, ma nel corso di una carriera comunque più che dignitosa i Six Feet Under si sono creati non solo una personalità identificabile (e qui molto del merito va certamente al signor Barnes), ma anche un following affezionato che sa cosa aspettarsi e che raramente rimane deluso.
“Crypt Of The Devil” segue senza preoccuparsi troppo di stupire il canovaccio che tutti conosciamo: song dal forte impatto, che ben si appoggiano su una struttura definibile old school death-thrash, ma che si caratterizzano anche di sonorità straordinariamente pulite per la norma del genere.
Una scelta non nuova neanche questa per la band, che serve probabilmente ad accentuare il contrasto con la cavernosa interpretazione dello stesso Barnes, come sempre marcio fino al midollo ed estremamente riconoscibile nella sua alternanza di screaming e gutturals.
Ancora una volta la line-up è stata stravolta e a questo giro manca anche il fedele Steve Swanson, sostituito, ma solo per la registrazione in studio, da Phil Hall (Cannabis Corpse-Municipal Waste) e Brandon Ellis (parti soliste). Una totale diversità tra line-up live e studio che ribadisce quanto i Six Feet Under siano di fatto un solo project.
Ad ulteriore conferma di ciò arriva anche la buona qualità dello stesso “Crypt Of The Devil”. Un lavoro tra i più riusciti del gruppo, che evidentemente non soffre dei cambiamenti sopra citati e che si affida alla professionalità dei musicisti selezionati per riprodurre con perfetta resa, e una punta di diversità rispetto al passato, quanto pensato dal leader.
Ne vengono fuori canzoni non certo baciate dal dono della originalità, ma davvero ben architettate e trascinanti come le iniziali “Gruesome”, parecchio aggressiva e debitrice ai primordi della scena death (con una punta di vecchi Cannibal Corpse nell’incedere ritmico), e la altrettanto valida “Open Coffin Orgy”, più groovy e tipicamente Six Feet Under, ma marchiata da cambi di ritmo non del tutto prevedibili e carica di atmosfera lugubre.
Titoli non certo rassicuranti come “Broken Bottle Rape”, “Stab” o ”Compulsion To Brutalize” fanno capire che anche dal punto di vista delle liriche si rimane sul territorio tipico della band: serial killer, violenza estrema, scenari da film horror e, ovviamente, tanto sangue.
Anche se con pochi cambiamenti rispetto al passato “Crypt Of The Devil” ci riconsegna una band in forma e in grado di rinnovarsi quel tanto che basta per presentare una proposta sempre all’altezza delle aspettative. Bene così.
Voto recensore 7,5 |
Etichetta: Metal Blade Anno: 2015 Tracklist: 01. Gruesome Sito Web: http://www.facebook.com/sixfeetunder |