Con la loro nuova uscita gli Anathema falliscono nell’impresa di realizzare l’ennesimo capolavoro in musica, fatto che era ormai prassi almeno dal 1998; “Distant Satellites” infatti è “solamente” un buon album, pregno di quel prog pop alternativo che gli inglesi hanno ormai codificato e fatto evolvere nel corso della loro carriera.
Questa volta però ci sembra che l’ispirazione non sia quella dei tempi migliori, con una manciata di pezzi che sembra un insieme di outtake del precedente “Weather Systems” (la recensione), album oggettivamente di un altro livello; in queste composizioni viene dato ampio spazio al pianoforte più che alle chitarre acustiche e soprattutto c’è una forte componente elettronica, soprattutto nella parte finale del lavoro.
Le tre parti di “The Lost Song” ricordano strutturalmente “Untouchable”: una prima parte ritmata e caratterizzata da tempi dispari (ottima al solito la prova vocale di Vincent Cavanagh anche se le linee vocali non convincono appieno), la seconda più introspettiva con un crescendo tipico del songwriting di Danny Cavanagh (grande protagonista è qui la voce di Lee Douglas) ed una terza che riassume il tutto, è il primo singolo estratto e dove finalmente ritroviamo gli Anathema che conosciamo.
La chitarra solista sempre piena di pathos di Danny Cavanagh compare solo sul finire di “Ariel” a dimostrare quanto il suo ruolo sia di secondo piano su “Distant Satellites per il quale la band di Liverpool ha preferito dare un respiro globale e collettivo.
“Anathema”, song dal titolo “impegnativo” è probabilmente l’apice dell’album e ci ha ricordato non poco “The Beginning And The End” da “Weather Systems” e di cui segnaliamo il grande crescendo finale tra orchestrazioni e parte solista epica.
La già citata parte finale di album lascia un po’ perplessi, non tanto per le sperimentazioni attuate con gli effetti elettronici, quanto perché questi sono concentrati tutti in questa porzione di disco; “You’re Not Alone” è un mantra dove non manca comunque una certa carica elettrica e le ultime due tracce chiudono l’album in maniera un po’ anomala.
A nostro giudizio quindi un leggero passo falso nel trionfale percorso dedicato alla diffusione di buona musica che gli Anathema stanno percorrendo da più di vent’anni che non intacca minimamente la media strepitosa mantenuta dai nostri.
Voto recensore 7 |
Etichetta: Kscope Anno: 2014 Tracklist: 01. The Lost Song Part 1 02. The Lost Song Part 2 03. Dusk (Dark Is Descending) 04. Ariel 05. The Lost Song Part 3 06. Anathema 07. You’re Not Alone 08. Firelight 09. Distant Satellites 10. Take Shelter Sito Web: http://www.anathema.ws/ |
Ennesima dimostrazione che di musica con la A maiuscola non capite una ceppa. disco immenso altro che weather system.
Grazie Antonio continua a seguirci 😉
(in reply to antonio)Hum… WS era un po troppo solare (e banale spesso nei testi) Qui è tornato un po di chiaroscuro che aiuta…. Gran disco, il migliore della “nuova fase” post Natural disaster
Concordo completamente con il recensore. Un buon album, a tratti davvero originale, ma meno ispirato e riuscito dei precedenti. Un mezzo passo falso che in una carriera sempre stellare ci può anche stare…
Rimangio completamente quello che ho detto. Dopo ripetuti ascolti ho pienamente assimilato questo magnifico album, e posso tranquillamente porlo sullo stesso piano qualitativo dei precedenti. Altro che mezza delusione caspita!!! Qui abbiamo fra le mani l’ennesimo capolavoro sparato a raffica da una band che non sbaglia un colpo! Per inciso…non riesco più a smettere di ascoltarlo!!!
(in reply to Giampaolo Dipietro)Vi saprò dire dopo che l’avrò fatto girare sull’autoradio per almeno una settimana…
PS: WS è un capolavoro assoluto.
Concordo con Giampaolo, con gli ascolti cresce parecchio.
Come accade con gli album con le palle, semplicemente uno ha bisogno di tempo per capirli, per raggiungerli: perché loro sono avanti, e noi ascoltatori indietro… 😉
A me piacevano gli anathema più grintosi, tipo il brano “emotional winter” per intenderci. Ho ascoltato l’album perchè era da molto che non ascoltavo gli anathema e ammetto che l’album è bello, con la solita vena malinconica, ma per me troppo moscio.
Ascolto gli anathema dai tempi eternity, e devo dire che secondo me questo è l’album più maturo che hanno fatto…….. bello, emozionante, elegante, atmosferico…… se voglio pogare ascolto gli slayer…..
Francamente non riesco più a staccarsi da questo disco.