Non sempre il binomio tra metal opera ed ospiti famosi funziona. Se in alcuni casi (Ayreon ed Avantasia su tutti, ma anche i recenti Sebastien) ci siamo trovati di fronte a lavori interessanti, resi ancor più appetibili dalla presenza di musicisti dal pedigree invidiabile, talvolta ci sono dischi che nemmeno alcuni big della scena possono risollevare. E’ il caso del come back degli Infinity Overture, band danese dedita ad un metal sinfonico dalle influenze gotiche, sospeso tra Kamelot ed Epica.
“The Infinity Overture Part.1” (ma che fantasia!) getta letteralmente alle ortiche un potenziale enorme, a partire dalla produzione del guru Sascha Paeth, passando per la presenza dietro al microfono di personaggi del calibro di Fabio Lione e Amanda Sommerville. Le nove canzoni che vanno a comporre l’album si snodano tra gorgheggi e vocalizzi operistici e divagazioni più power oriented, anche se il mood del disco resta piuttosto soft. Le bordate di chitarra arrivano col contagocce, sovrastate da momenti acustici e sinfonici, certo ben composti, ma assolutamente soporiferi. L’opener “The Hunger” inganna grazie al suo incedere heavy ed all’inconfondibile voce di Lione, perché si tratta solo di una mosca bianca all’interno di “The Infinity Overture Part.1”. Con la seguente “The Stand” i danesi iniziano ad utilizzare massicciamente tempi rallentati e passaggi strumentali soft, che cercano di indurire con delle growl vocals, ma ahimé invano. Se l’intenzione era quella di accontentare un po’ tutti, attingendo dal power, dal gothic, dal black sinfonico, si arriva alla fine del disco dove il rischio è di non aver accontentato proprio nessuno.
Gli Infinity Overture, dopo l’ esordio interessante, pur di maniera, di un paio d’anni or sono, propongono un’opera fin troppo pretenziosa, che ha il proprio tallone d’Achille nel songrwriting. E quando a mancare sono le basi di partenza, non si può chiedere al solo Lione di tenere in piedi tutta la baracca.
Voto recensore 5 |
Etichetta: Lion Music Anno: 2011 Tracklist:
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