Ok, l’avevano già fatto i Led Zeppelin. E molti altri dopo di loro. Eppure continua a colpire e, spesso, a funzionare: la scelta di dividere in due un’uscita, una metà elettrica e l’altra acustica, di tanto in tanto rispunta. E, in casi come questo, ci regala delle gemme inattese. Una prima parte fra la rabbia e la disperazione, una seconda tutta giocata sull’emotività insita nella veste acustica: non ci sono vie di mezzo, solo due opposti modi di intendere l’eccesso, accostati l’uno all’altro. Abbandonate le meraviglie sonore di un album come ‘One By One’, la band sceglie un approccio improntato alla semplicità, riuscendo a prendere l’ascoltatore per il cuore.
Uscito in sordina, lanciato da un singolo molto meno “accattivante” di ciò cui Grohl ci aveva abituati, ‘In Your Honor’ è il modo che i Foo Fighters hanno scelto per celebrare i dieci anni di attività. Un decennio sul quale in pochi avrebbero scommesso, eppure Grohl ha convinto gli scettici e conquistato, passo dopo passo, una popolarità indipendente dal suo passato nei Nirvana.
Per tutta la durata del primo CD urla a squarciagola, in perfetta attitudine punk: “Can you hear me? Hear me screaming?” sono anche le prime parole di ‘In Your Honor’, quasi a voler subito mettere le cose in chiaro. La rabbia, però, non pregiudica mai l’emersione di quella melodia che il frontman dei Foo Fighters si è dimostrato maestro ad infondere in ogni brano. La composizione è meno sfacciata del solito, ma continua a funzionare, il cantato/urlato suona sincero dall’inizio alla fine, il suono è grezzo e ruvido al punto giusto, ancora una volta senza perdere di vista la necessità di scrivere qualcosa di orecchiabile, nel senso buono del termine. E così, in un muro di aggressività che ad un primo ascolto può sembrare ripetitivo, saltano fuori degli squarci di bellezza come l’opener ‘In Your Honor’, manifesto d’intenti nei confronti dei fan e della musica. Che dire poi delle trascinanti melodie di ‘The Last Song’ o ‘No Way Back’, tanto per citarne un paio? Con una semplicità disarmante i pezzi entrano nella testa e ci rimangono. A spezzare il ritmo arriva il rallentamento di ‘Resolve’, vicina ai Foo Fighters del passato recente.
La semplicità è l’arma vincente anche del secondo CD: arricchito dalla presenza di un idolo di Grohl (e non solo suo) come John Paul Jones, è esattamente il contrario del primo. Spazio alle chitarre acustiche e ad un cantato pulito, a tratti quasi sommesso. Ciò non significa affatto che i Foo Fighters abbiano scelto la via della tristezza: è piuttosto la malinconia a dominare, con punte di speranza come ‘What If I Do?’. E’ in episodi come questi che Grohl dimostra la sua grande maturazione come songwriter. Semplicemente splendida ‘Over And Out’, accompagnata in maniera suggestiva dal violino di Petra Haden. Da segnalare, ancora, la bossanova di ‘Virginia Moon’ e la spensierata ‘Cold Day In The Sun’, interpretata dalla voce roca del batterista Taylor Hawkins.
I maligni diranno che da un punto di vista strettamente musicale c’è poca carne al fuoco. Ed avranno ragione: ‘In Your Honor’, in un certo senso, è quasi irritante nella semplicità degli accordi, nell’assenza di sottigliezze, in un approccio che più diretto non si può. Soffermarsi su queste caratteristiche, però, significa non aver colto quello che è il pregio di ‘In Your Honor’. In una parola sola, emozione.
Voto recensore 8 |
Etichetta: RCA/BMG Anno: 2005 Tracklist: DISC 1: 01. In Your Honor 02. No Way Back 03. Best Of You 04. DOA 05. Hell 06. The Last Song 07. Free Me 08. Resolve 09. The Deepest Blues Are Black 10. End Over End DISC 2: 01. Still 02. What If I Do? 03. Miracle 04. Another Round 05. Friend Of A Friend 06. Over And Out 07. On The Mend 08. Virginia Moon 09. Cold Day In The Sun 10. Razor |