Al di là della direzione artistica intrapresa o dell’attitudine esplicitata tanto nei testi quanto nell’immaginario, c’è una certezza che da sempre caratterizza ogni uscita degli In Flames: la voglia di sperimentare. Animato da uno spirito irrequieto che li ha spinti negli anni ad abbandonare i lidi sicuri del Melodic Death Metal – di cui sono i tra padrini del genere – il quintetto svedese ha superato indenne tre decadi, più forte delle mode e degli scossoni che hanno segnato la line up. Assorbito il divorzio dal fondatore Jesper Strömblad e assestata la sezione ritmica con gli innesti di Bryce Paul (basso) e Tanner Wayne (batteria), i Nostri pubblicano il loro tredicesimo album in studio dal titolo “I, The Mask”, sempre sotto l’egida Nuclear Blast, a rinsaldare un sodalizio decisamente fruttifero.
A quasi tre anni dall’ottimo “Battles”, gli In Flames tornano con una prova che, oltre a confermare il risultato ottenuto precedentemente, ci regala dodici tracce di assoluto valore, dannatamente accattivanti e travolgenti, capaci di dare una forma definitiva e ancora più convincete al metal moderno proposto dal combo svedese. Basta far partire la prima traccia per rendersi conto dell’incredibile equilibrio raggiunto tra le molteplici anime della band: il rifframa nuovamente solido e corposo di Bjorn Gelotte e Niclas Engelin supporta la grande versatilità vocale di Anders Fridén, che in questo primo brano alterna scream, growl e cantato pulito in maniera sempre impeccabile; infine, una sezione ritmica puntuale e terremotante suggella un’opener stupenda.
La title track farà sicuramente sorridere compiaciuti i fan di vecchia data per un íncipit e un riff circolare che strizzano l’occhio alle tracce più dirette e violente di “Clayman”. Ascoltando la seguente “Call My Name” e la cattivissima “I Am Above” si ha la sensazione di trovarsi di fronte a un prodotto estremamente valido: le chitarre tornano a ricoprire un ruolo preminente, con il classico sound alla In Flames, accompagnando Friden in refrain di grande presa. Nel solco tracciato da brani suggestivi quali “The Chosen Pessimist” o “Like Sand”, ritroviamo “Follow Me”, brano che gioca sui contrasti umorali e crea un forte impatto emotivo.
La prima parte del disco si chiude con “(This Is Our)House” E “We Will Remember” , brani dal gusto sicuramente più commerciale in cui Fridén sfrutta tutta l’espressività e la potenza del suo cantato pulito. Dopo le atmosfere struggenti e sognanti di “In This Life”, gli In Flames tornano spingere forte sull’acceleratore con “Burn”, indubbiamente uno degli highllight di “I, The Mask” con il suo incedere devastante e l’ormai consueto refrain coinvolgente e ficcante. “Deep Inside” è introdotta da una ritmica orientaleggiante che ci accompagnerà fino alla fine di un brano leggero ma davvero divertente.
Il finale è di competenza di “All The Pain” – traccia in cui ritroviamo venature elettroniche dark – e la stupenda “Stay With Me”, brano acustico in cui la splendida voce di Friden tocca le corde del cuore come mai aveva fatto in precedenza. Se “Battles” riusciva a spazzare via ogni dubbio sullo stato di salute degli In Flames, viste le poco convincenti prove di “Sounds Of A Playground Fading” e “Siren Charms”, “I, The Mask” mette maggiormente a fuoco la cifra stilistica di un gruppo mai domo e desideroso di portare avanti una carriera caratterizzata dalla voglia di sperimentare.
Non c’è più bisogno di guardare indietro per trovare la migliore espressione della band svedese: il presente ci regala un quintetto sicuro di sé e in pieno controllo del proprio destino, ormai consapevole della sua dimensione. Ispirato e privo del benché minimo calo di tensione, il full lenght conquista dalla prima all’ultima traccia. Applausi!

Voto recensore 8 |
Etichetta: Nuclear Blast Anno: 2019 Tracklist: 01. Voices 02. I, The Mask 03. Call My Name 04. I Am Above 05. Follow Me 06. (This is Our) House 07. We Will Remember 08. In This Life 09. Burn 10. Deep Inside 11. All The Pain 12. Stay With Me Sito Web: http://www.inflames.com/ |
devo dire al “l’ottimo Battles” sarei tentato di chiudere la recensione
non salvo un brano. “Battles” ottimo? Ma non scherziamo.
Pasquà, battles migliore di “sound…” e “siren charms”? Se questo è il tuo metro di paragone quest’ultimo disco nemmeno lo ascolto…
Sounds of a playground fading poco convincente? Siamo alla follia totale!