La persistenza del tempo: concetto piuttosto cerebrale, come cerebrale è il disco di cui stiamo per parlarvi. Dopo un brillante esordio speed metal e tre indiscutibili successi thrash, con questo quinto full length il celebre progetto newyorkese fondato da Dan Lilker (poi in Nuclear Assalut, S.O.D. e Brutal Truth) e Scott ‘Not’ Ian raggiungeva quella maturità necessaria ad avvicinare il songwriting originario a quella corrente musicale in continua evoluzione che in quegli anni sapeva guardare oltre i canoni di un genere che cominciava ad avere il fiato corto.
Naturalmente tra i solchi di “Persistence Of Time” le hit si sprecano, dall’iniziale “Time” introdotta da un claustrofobico ticchettio di lancette, alla corale “Blood”, alla mitica “Keep It In The Family” e via dicendo, i nostri snocciolano una serie incalzante di pezzoni un po’ ‘trasognati’ che lambiscono gli aridi e cupi territori sonori esplorati da Voivod, Coroner e soci, senza comunque deludere le aspettative dei fan della prima ora. Non sono passati neanche due lustri da quando ai nostri piaceva skateare con i Metallica ma nelle note del quintetto si respira un’aria più pesante (contaminata dalle angosce della vita quotidiana) e i testi, seppur sempre d’impronta sociale, sono decisamente più oscuri rispetto al passato, insomma neanche a farlo apposta è lo stesso processo di rallentamento e approfondimento di certe tematiche introspettive che in quei mesi stava coinvolgendo anche i Four Horsemen, anche se per questi ultimi la decelerazione fu più brusca e orientata allo sbarco nei territori del rock mainstream. Forse l’unica traccia a fare eccezione è “One Man Stands” che, sprigionando un’energia insolita rispetto a pezzi mediamente più riflessivi, ci riporta quasi ai tempi di “Among The Living” e si stacca un po’ dalla media. Sempre degna di nota la sezione ritmica portata avanti dagli instancabili Charlie Benante e Frank Bello.
Cosa aggiungere ancora? Beh, sicuramente che è dovere di ogni fedele metalhead andare a caccia di questo lavoro in CD o vinile per poter gustare appieno un capitolo di thrash insolitamente ricercato, che gli Anthrax non seppero più ripetere nel successivo periodo di defiance dovuto alla fuoriuscita della eccezionale e potentissima voce heavy/thrash/punk di Joey Belladonna, che lasciava perché in disaccordo con gli emergenti intenti commerciali di Ian e soci; dopo la decennale esperienza con il suo omonimo progetto personale tornerà definitivamente con la band nel 2010 per una serie di esibizioni live a seguito della quale registrerà con i vecchi/nuovi compagni il discreto “Worship Music”. Anche l’abbandono di Dan Spitz, fondamentale per il sound del gruppo, ha poi giocato un ruolo importante nel suo parziale declino.
Etichetta: Megaforce Anno: 1990 Tracklist: 1. Time Sito Web: http://anthrax.com/ |