Se ormai la possibilità di far resuscitare il formato CD sembra una totale utopia, allora è il caso di iniziare a capire quali siano i canali più vantaggiosi e interessanti per distribuire la propria musica. Le royalties generate dai vari servizi di streaming musicale restano ancora decisamente basse (su Spotify tra i $.006 e $.0084 per stream), ci sono delle piattaforme che stanno crescendo più delle altre, generando un ammontare di ricavi e di royalties pagate agli artisti dal volume considerevole.
E’ il caso di YouTube che, con il servizio Sound Recording, permette di monetizzare i propri contenuti in streaming tramite l’inserimento di pubblicità e altri tipi di advertising. La notizia è che nel 2015 le royalties pagate da YouTube ad artisti e band è aumentato del 370%, un vero boom, secondo quanto riportato da TuneCore. Attenzione, questo funziona solo per i video presenti nei canali ufficiali e verificati.
Dai Grammy però arriva un monito: attenzione ai servizi di streaming. Neil Portnow, Presidente della Recording Academy, direttamente dal palco, si scaglia contro Spotify e simili.
“Forse una canzone non vale più di un penny? Ascoltate, tutti amiamo la convenienza e supportiamo le tecnologie come lo streaming, che ci connettono alla musica. Ma dobbiamo anche essere sicuri di far crescere gli artisti in un mondo in cui la musica possa essere una carriera praticabile”