Il tour organizzato da Devin Townsend e dai Fear Factory segue una modalità molto in voga negli ultimi tempi: quella di non avere un solo headliner, ma due gruppi alla pari che suonano magari un po’ meno, ma hanno a disposizione lo stesso tempo. La data dei Magazzini Generali non fa eccezione e il pubblico milanese ha così l’occasione di gustarsi due concerti completi da parte di due nomi che in ambito metal sono ormai leggenda. Vediamo allora se le attese di una grande serata sono state rispettate.
Dunderbeist
Un gruppo di supporto è comunque presente ai Magazzini: si tratta dei Dunderbeist, band norvegese che, pur non essendo ancora molto famosa dalle nostre parti, ha già all’attivo 4 album e un EP. La proposta dei sei scandinavi consiste in un heavy metal moderno e melodico, mentre il loro look on stage prevede un pesante trucco sul volto e camicie bianche o nere. L’esibizione del combo di Hedmark, che come trovata scenica lega riproduzioni di ossa e scheletri alle aste dei propri microfoni, si concentra principalmente sull’ultimo album “Black Arts & Crooked Tails”. Nei trenta minuti a disposizione i Dunderbeist non riescono ad entusiasmare più di tanto i presenti, ma ottengono comunque applausi calorosi al termine di alcuni pezzi e a concerto concluso.
Fear Factory
L’esibizione milanese dei Fear Factory è un concentrato di tecnica e potenza. Senza tanti fronzoli, abbellimenti scenici e intermezzi i quattro di Los Angeles puntano tutto sulla sostanza e procedono senza soste con la loro scaletta, assestando una sonora mazzata al numeroso pubblico dei Magazzini. Si parte con la nuova “The Industrialist”, al termine della quale è già il momento di una tripletta spaccaossa: “Shock”, “Edgecrusher” e “Smasher/Devourer”, estratte dal classico “Obsolete”, non fanno prigionieri e gran parte dei presenti si ritrova a saltare e pogare senza sosta. Nonostante la band si concentri soprattutto sulla propria musica, l’interazione di Burton C. Bell e Dino Cazares con l’audience accorsa al concerto è buona, mentre il bassista Matt DeVries non smette un secondo di fare headbanging. Dopo due ottime “Acres of Skin” e “Linchpin” si giunge così ad un primo momento di stacco grazie alla melodica “Resurrection”.
I ritmi tornano poi immediatamente ad alzarsi con “Recharger”, secondo estratto dall’ultimo album dei californiani. Arriva quindi un momento speciale: Burton C. Bell ricorda ai presenti come la band festeggi nel 2012 i suoi vent’anni di carriera e annuncia l’esecuzione di “Martyr”, brano del disco d’esordio “Soul of a New Machine”. Il pubblico dei Magazzini è già al settimo cielo, ma ancora non sa cosa l’aspetta a breve. Terminata la opener del loro primo album i Fear Factory scaricano infatti sugli ascoltatori le quattro canzoni d’apertura del capolavoro “Demanufacture”, eseguendole in sequenza a partire dalla title track e chiudendo con “Replica”. Tra canti, salti e applausi di una platea in totale adorazione si conclude così l’esibizione dei quattro di Los Angeles: il gruppo non poteva certo trovare maniera migliore per festeggiare con i propri fan il suo ventesimo compleanno.
Setlist
01 The Industrialist
02 Shock
03 Edgecrusher
04 Smasher/Devourer
05 Powershifter
06 Acres of Skin
07 Linchpin
08 Resurrection
09 Recharger
10 Martyr
11 Demanufacture
12 Self Bias Resistor
13 Zero Signal
14 Replica
The Devin Townsend Project
Uno show di Devin Townsend è come la sua straordinaria carriera: eclettico, dalle mille sfaccettature e in cui non sai mai cosa aspettarti. Il pubblico dei Magazzini, nell’ora e un quarto dello spettacolo offerto da Hevy Devy, ha infatti potuto sperimentare brani d’ogni tipo, da diaboliche cavalcate a sognanti ballate passando per imprevedibili suite. Il geniale musicista canadese e i suoi tre compagni di palco hanno suonato sia pezzi appartenenti al loro “Project” che brani provenienti dalla carriera solista dell’artista, coadiuvati da due maxi-schermi che proiettano ora immagini evocative, ora folli video clip. Ma partiamo dall’inizio.
Sul coro “Devin, Devin!” da parte dei presenti Mr Townsend fa il suo ingresso in scena più sorridente che mai e attacca con due pezzi simbolo dell’estrema varietà della sua proposta musicale: “Supercrush!” da “Addicted” e “Kingdom”, brano originariamente appartenente all’album solista “Physicist”, ma riproposto in nuova veste sull’ultimo “Epicloud”. La band suona con trasporto e passione, mentre sui teloni alle sue spalle scorrono psichedeliche e coloratissime immagini di figure geometriche. Dopo la lunga e complessa “Planet of the Apes” è quindi l’ora dell’emozionante ballad “Where We Belong”: la toccante performance di Devin, un ottimo uso delle luci e il sempre splendido ed efficace supporto visivo dei maxi-schermi rendono il momento uno dei più affascinanti di tutto il concerto.
Concluso questo vero e proprio sogno ad occhi aperti si cambia completamente registro. La trascinante e scanzonata “Vampira”, accompagnata da un simpaticissimo video clip, fa scatenare e divertire i presenti così come la successiva “Lucky Animals”. In occasione di quest’ultima il musicista canadese riesce a convincere l’intero locale ad eseguire una coreografia in cui si alzano ed agitano entrambe le mani durante il ritornello: il gioco riesce alla perfezione per tutta la canzone e lo stesso Devin si mostra molto soddisfatto e divertito. Il concerto prosegue su alti ritmi con la tiratissima “Juular”, come sempre impreziosita dalla proiezione di un geniale video: la calma tornerà poco dopo con un’altra emozionante ballad, “Deep Peace”. A questo punto i protagonisti del Devin Townsend Project ringraziano e salutano il pubblico per congedarsi, ma gli ascoltatori dell’Alcatraz non sono ancora sazi e chiedono a gran voce un’altra canzone. Dopo un’iniziale titubanza Hevy Devy decide che può accontentare i presenti con un ultimo pezzo ed esegue una scatenata quanto imprevista “Bad Devil”. Ora il musicista canadese può davvero lasciare il palco dei Magazzini: dopo la prestazione di questa sera, non vediamo comunque l’ora di riaverlo a Milano per un nuovo show!
Setlist
01 Supercrush!
02 Kingdom
03 Truth
04 Planet of the Apes
05 Where We Belong
06 Sunday Afternoon
07 Vampira
08 Lucky Animals
09 Juular
10 Grace
11 Deep Peace
12 Bad Devil