Jesper Strömblad torna sulle scene dopo il clamoroso abbandono dei suoi In Flames, avvenuto ormai tre anni fa: la sua nuova band si chiama “The Resistance” e il full length di debutto del gruppo è fresco di queste settimane. Abbiamo allora contatto via mail il chitarrista che, pur fornendoci risposte decisamente sintetiche, ci dà comunque interessanti informazioni sulla sua nuova creatura e sul suo futuro.
Per prima cosa, com’è nato il progetto “The Resistance”?
In realtà tutto è nato grazie a un gioco on-line a cui a me e Marco (Aro, cantante della band, n.d.r.) capitava a volte di giocare nello stesso momento: così abbiamo cominciato a chattare sulla musica e abbiamo scoperto di avere più o meno le stesse influenze e che entrambi volevamo cominciare di nuovo a suonare. E così abbiamo fatto! Ho richiamato il mio vecchio amico Glen (Ljungström, chitarrista della band ed ex componente degli In Flames, n.d.r.) e lui ha accettato di far parte del progetto: allora abbiamo cominciato lentamente a scrivere alcune canzoni, perciò ci è voluto un po’ prima che fossimo pronti col nostro album di debutto.
Questa band rappresenterà il tuo principale impegno per i prossimi anni?
Dannatamente sì!
Ascoltando “Scars” l’ho trovato un perfetto esempio di puro death metal svedese: era tua intenzione tornare a questo stile dopo gli ultimi album più sperimentali realizzati con gli In Flames?
Mi fa piacere che tu dica questo e che l’album ti sia piaciuto! Non saprei comunque, il disco è semplicemente uscito così. L’attuale direzione presa dagli In Flames non è proprio ciò che mi piace, così è stato abbastanza naturale fare quel che mi piace di più e il risultato di questo atteggiamento si è concretizzato in “Scars”.
Come descriveresti il suono di “Scars”?
Sporco, grezzo e pesante: energia violenta allo stato puro. Direi che non è accessibile allo stesso modo di altri metal album melodici, ma abbiamo comunque mantenuto un po’ di chitarre in stile “Göteborg” nel disco.
La copertina dell’album è molto semplice, ma allo stesso tempo molto forte: quale idea volevate comunicare?
Dunque, la cover non rappresenta nulla di particolare, questo non è un concept album… i teschi sono semplicemente cool, non trovi? :)
State pianificando un tour europeo per promuovere “Scars”? Sai già se suonerete in Italia?
Abbiamo molto cose in cantiere al momento e sono sicurissimo che calpesteremo il suolo italiano prima che l’anno sia finito!
Alcune settimane fa ho intervistato Mike dei “Killswitch Engage” e lui mi ha detto che gli In Flames rappresentano una delle sue principali influenze insieme ad altre band svedesi: quali sono le tue sensazioni nel far parte di una scena che è così influente a livello mondiale?
Direi che è ottimo! E’ sempre bello far parte di qualcosa che ha conseguenze positive.
Ho inoltre intervistato Tim degli “Heartist”, la band di supporto ai Killswitch Engage, e pure lui ha citato gli In Flames come una delle sue band preferite: all’inizio della tua carriera avresti mai immaginato che un giorno il metal svedese sarebbe stato così importante, addirittura da influenzare numerosi gruppi americani?
Sì e no. Il metal svedese ha sempre avuto un ottimo standard qualitativo, perciò immaginavo che prima o poi avrebbe raggiunto anche gli Stati Uniti: non immaginavo però che tante band americane si sarebbero poi così fortemente ispirate a lui.
Hai letto il libro “Swedish Death Metal” di Daniel Ekeroth? Se sì, cosa ne pensi?
Non ho mai letto quel libro!